“Nell’affido condiviso bisogna sempre valutare caso per caso”

Il caso Bibbiano ha portato alla luce, almeno secondo gli accusatori, una serie di errori nella gestione degli affidamenti, soprattutto da parte dei Tribunali.

Decisioni a senso unico, che spesso non tengono conto della realtà. Una situazione analoga a quella degli affidi condivisi, in cui spesso e volentieri i padri finiscono per essere estromessi dal rapporto con i figli.

Gli affidi condivisi

"Bisogna valutare caso per caso", afferma l'avvocato Francesco Miraglia, esperto di Diritti di Famiglia e Diritto Minorile. "L'affido condiviso – sostiene il legale – non è sempre la soluzione migliore. A mio avviso c'è una questione culturale di fondo, perché la mamma è sempre la mamma, quando invece andrebbero analizzate le varie situazioni. Ad esempio, a Bologna c'è una mamma che ha avuto delle situazioni sessualizzate con il figlio abbastanza spinte. Il Tribunale ha valutato tutto questo come una sorta di normalità, come l'esplorazione della sessualità da parte del bambino, ma pensiamo cosa sarebbe successo se al posto della mamma ci fosse stato il papà. Se l'avesse fatto lui, sarebbe finito subito in galera. Dico questo perché bisogna sempre valutare caso per caso. Ci sono dei papà buoni e dei papà cattivi, e lo stesso vale per le mamme".

L'importanza del giudice

Secondo i dati Istat, invece, non ci sono valutazioni, perché l'orientamento è tutto a favore delle mamme. "È il giudice che deve avere la capacità, la sensibilità e la conoscenza di valutare la soluzione migliore per il bambino", osserva l'avvocato Miraglia. "Deve spogliarsi di qualsiasi idea personale, perché il suo unico punto di riferimento deve essere la legge".