Agroalimentare, cresce la fiducia dei consumatori nelle biotecnologie

Cresce la fiducia dei consumatori nelle biotecnologie nel settore agroalimentare.

Lo dimostra uno studio ENEA che parte da un sondaggio dal quale emerge che il 65% degli intervistati assaggerebbe prodotti senza glutine ottenuti attraverso un approccio biotecnologico e il 57% li acquisterebbe a un prezzo superiore a quello attuale di mercato. Inoltre, l’accettazione delle biotecnologie aumenta se vengono riconosciuti i benefici per la salute e l’ambiente.

La ricerca è nata dal progetto POC ENEA “Bioglusafe”, realizzato per lo sviluppo, con un approccio biotecnologico, di proteine del glutine detossificate al fine di ottenere prodotti simili a quelli con glutine ‘naturale’ ma fruibili dai celiaci.

“Con il nostro studio abbiamo indagato la consapevolezza e l’accettazione dell’uso delle biotecnologie avanzate da parte dei consumatori e abbiamo valutato il loro grado di conoscenza della celiachia e la propensione all’acquisto di prodotti innovativi con glutine detossificato. Abbiamo poi confrontato i nostri risultati con i dati di studi simili in letteratura come quello di Bucchi and Neresini del 2004”, spiega la responsabile dello studio, Paola Sangiorgio, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Bioprodotti e bioprocessi.

“I nostri risultati mostrano che in vent’anni l’opinione dei consumatori è effettivamente cambiata. Il 52% degli intervistati all’epoca dichiarò questi usi moralmente inaccettabili, mentre oggi sono considerati accettabili e utili. Tuttavia, la percezione del rischio associato alle biotecnologie rimane la stessa nel 2020, anno del nostro studio, come nel 2003”, aggiunge la ricercatrice.

L'indagine del 2003 riconosceva un’elevata affidabilità della comunità scientifica nelle tecnologie genetiche ma non una grande fiducia nelle autorità pubbliche. Invece adesso, come osserva Sangiorgio, “i nostri ultimi risultati testimoniano che i consumatori nel 2020 si fidano sia di scienziati che di autorità, fenomeno quest’ultimo legato allo specifico periodo di emergenza sanitaria caratterizzato da forte cooperazione tra scienza e politica”.

“Un altro aspetto di rilievo riguarda la grande importanza di una corretta comunicazione dei risultati scientifici che possa fare da ‘argine’ alla proliferazione e diffusione di notizie che spesso alterano la realtà e ne danno un’immagine parziale o distorta. Questo a causa di una diffusione sempre maggiore di informazioni provenienti da fonti diverse e dal fondamento spesso non verificabile”, conclude la ricercatrice.