Cellulari dismessi trasformati in "miniere"

In tanti, soprattutto tra i giovani, non se separano praticamente mai, con tutti i pro e in particolare i contro del caso.

Parliamo dei cellulari, che fanno ormai parte della nostra vita. È a loro che è dedicato un interessante progetto di Enea, che punta a trasformare i cellulari dismessi in "miniere" di materie prime per nuovi dispositivi elettronici.

Il progetto si chiama Portent, co-finanziato dalla Regione Lazio con circa 140 mila euro attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e coordinato dal Laboratorio Enea "Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali".

Come spiega Enea, il 2020 ha fatto registrare una significativa crescita della raccolta di questa tipologia di rifiuti: a livello nazionale ha oltrepassato le 78 mila tonnellate (+7,68% rispetto al 2019), mentre nella Regione Lazio la quota è stata di circa 6 mila tonnellate con un significativo balzo in avanti rispetto alla 2,4 mila tonnellate dell’anno precedente. Tra questi rifiuti, i telefoni cellulari sono sicuramente gli apparecchi elettronici di maggiore interesse per i materiali preziosi e strategici che contengono.

Una tonnellata di schede elettroniche da telefoni a fine vita contiene in media 2 76g di oro, 345 g di argento, 132 kg di rame; se si considerano poi altri componenti, come magneti e antenne integrate ad esempio, l’elenco si allunga con le terre rare (quali ad esempio neodimio, praseodimio e disprosio) che possono raggiungere 2,7 kg per tonnellata di smartphone.

Come sottolineato da Enea, grazie alle tecnologie attuali è possibile riciclare oltre il 96% di questi dispositivi elettronici, recuperando quantità significative di metalli preziosi con gradi di purezza elevati. Questo permetterebbe di evitare il depauperamento delle risorse naturali e l’approvvigionamento di alcune di queste materie prime critiche presenti prevalentemente in Paesi politicamente instabili.