Processo “Mala Pigna”, una sentenza che vale doppio

Le associazioni Codici Ambiente e Forum delle Associazioni Antiusura, in aula in qualità di parti civili, commentano con soddisfazione la sentenza di primo grado per il processo “Mala Pigna”.

Il Tribunale di Palmi ha condannato complessivamente 18 imputati, disponendo per 8 l’assoluzione. Le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni, estorsione, ricettazione, peculato, falso in atti pubblici, violazione di sigilli e danneggiamento aggravato. 

“Ci siamo subito attivati – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – per seguire gli sviluppi dell’operazione condotta dalla Dda di Reggio Calabria e dai Carabinieri, a cui rinnoviamo il nostro plauso. Con un grande lavoro di squadra siamo riusciti a dare il nostro contributo in aula. Questa inchiesta è l’ennesima conferma di come l’ambiente sia stato individuato dalla criminalità organizzata per i propri loschi affari, portati avanti senza alcuno scrupolo. È fondamentale mantenere alta la guardia per contrastare i crimini ambientali e tutelare la salute dei cittadini”.

L’operazione “Mala Pigna”, che risale all’ottobre 2019, ha fatto emergere un sistema di collegamenti tra esponenti della criminalità organizzata ed ambienti economici e politici. Nello specifico, l’indagine ha colpito esponenti di spicco della cosca Piromalli, portando alla luce anche un traffico di rifiuti.

“Dalle carte del processo è emersa una realtà agghiacciante – osserva Giovanni Crimi, Presidente di Codici Ambiente –. Come evidenziato dal Pm Lucia Spirito, si è verificato un crimine ambientale. Una quantità enorme di rifiuti è stata mescolata al terreno, causando un disastro terribile ed un danno alla salute delle persone che vivono  sul territorio ove sono stati perpetrati i reati addebitati”.

“I reati ambientali sono la punta dell’iceberg – commenta Giuseppe Ambrosio, Presidente del Forum delle Associazioni Antiusura –. Questa inchiesta, infatti, ha permesso di svelare il modo in cui opera la ‘ndrangheta sul territorio. Una gestione spietata e senza scrupoli, con una sfida continua alla legge ed ai suoi rappresentanti”.

“La Calabria, purtroppo, si è ritrovata ancora una volta nel triste e doloroso ruolo di vittima di crimini ambientali – dichiara l’avvocato Giuseppe Marino, in aula in qualità di rappresentante legale di Codici Ambiente e Forum delle Associazioni Antiusura –. Parliamo di un’enorme mole di rifiuti speciali e pericolosi, con tutti i rischi sul piano della salute che sono facilmente immaginabili. Siamo soddisfatti della sentenza di primo grado, un verdetto che vale doppio proprio perché in questa inchiesta si intrecciano salute e ambiente”.