La foresta non è solo un insieme di alberi

È sempre stato controverso il fatto se si può parlare di "intelligenza" nelle piante anche in mancanza di un cervello o di un sistema nervoso come è presente negli animali.

Di conseguenza, se le piante hanno la capacità di comunicare tra loro in modo complesso quando fanno parte di una comunità forestale, se hanno strategie "intelligenti" per la loro sopravvivenza, se possono avvertire persino la nostra presenza quando camminiamo in un bosco. Questioni che rimanevano soprattutto nel campo di credenze o di una visione mistico-naturalistica che ricorda il film Avatar. Le ricerche scientifiche in corso portano prove convincenti a sostegno di questi fatti e addirittura stanno mettendo in dubbio la veridicità di un caposaldo della teoria evoluzionista darwiniana e cioè se ciò che dirige l'evoluzione è solo la pura competizione egoistica. Ebbene, sembra che almeno nel mondo vegetale non sia sempre così. In molti casi, si sta ora dimostrando, funziona meglio qualche forma di cooperazione che assicura un mutuo vantaggio anche in termini evolutivi. Forse dovremmo imparare dalle piante! Come spiega la ricercatrice Suzanne Simard, "una foresta è una vasta e intricata società più di quanto si possa immaginare". Si può assistere a conflitti ma anche alla negoziazione, alla reciprocità e persino all'altruismo. Gli alberi con i sottostanti funghi e microbi sono così strettamente interconnessi in una foresta tanto da creare una vera comunicazione e una codipendenza che arriva a far descrivere questo insieme come un superorganismo. D'altronde le recenti ricerche sui microbiomi, l'insieme degli organismi unicellulari che convivono senza danneggiarli in organismi più complessi, per esempio la flora intestinale che alberga anche dentro di noi, danno sostegno a un ripensamento del concetto tradizionale di organismo individuale in quanto la stessa selezione naturale agirebbe premiando o scartando questi esempi di cooperazione simbiotica come se fosse un unico sistema vivente integrato.

Il segreto della foresta si trova nella rete di micorriza che pervade tutto il suo sottosuolo. La micorriza è costituita da una rete vastissima di funghi filamentosi che si fondono intimamente con le radici degli alberi. Già si conosceva il rapporto simbiotico che si viene così a creare, i funghi estraggono acqua e minerali che cedono alla pianta e in cambio ricevono molecole zuccherine che li nutrono prodotte dalla fotosintesi di quest'ultime. Le ricerche hanno ora dimostrato che le connessioni di micorriza permettono, in aggiunta a questo scambio, una vera comunicazione entro le piante stesse. Da albero ad albero attraverso questo circuito sotterraneo passano segnali di allarme e ormoni, si è visto per esempio, che gli alberi più vecchi e grandi passano attraverso la micorriza risorse nutritive agli alberi più giovani e piccoli come a nutrirli, a volte persino di altra specie. Si è potuto constatare che nuove pianticelle che nascono isolate su un terreno disboscato hanno più probabilità di morire che la loro controparte che nasce nella foresta a causa di questa mancanza di aiuto. Si è scoperto che segnali di allarme prodotti da un albero passano ai vicini informandoli così che si preparino al pericolo incombente. Infine può succedere che un vecchio albero che sta morendo trasmetta una parte importante del suo carbonio alle piante vicine, come una sorta di lascito finale. Un'altra interessante ricerca mostra come le piante siano molto percettive di tutto quello che cresce ed è presente intorno ad esse e di conseguenza possono modificare il loro comportamento. Per esempio è stato dimostrato che il solo rumore di un insetto che stia digrignando le mandibole mette in allarme la pianta che immediatamente produce sostanze difensive. Oppure che certe piante che stanno fiorendo addolciscono il loro nettare quando percepiscono il battito d'ali di un'ape in vicinanza. È quindi possibile che le piante percepiscano anche la nostra presenza? Quando camminiamo nel bosco o in una foresta per un po' di tempo le nostre ghiandole sudorifere espandono nell'aria composti chimici pungenti, le nostre voci e i nostri passi sul suolo producono onde di pressione, passando tra le piante strofiniamo contro i tronchi o spostiamo rami. È quindi più che plausibile che gli alberi avvertano la nostra presenza! Ricordiamocelo nella nostra prossima passeggiata e impariamo anche dalle piante a essere migliori! A questo proposito qui di seguito vi passo un link per un breve simpatico video della BBC https://www.youtube.com/watch?v=kw3FYvWT-Po

Il bagno di foresta

Il secondo punto di cui vorrei accennarvi si interconnette bene al primo e riguarda anche il nostro benessere individuale, tema che tratto nei miei corsi alla UPF. Avete mai sentito parlare del "bagno di foresta"? L'hanno inventato i giapponesi una decina di anni fa.

L'antecedente è semplice. La nostra specie si è evoluta nel corso di milioni di anni nella natura e con la natura, il che ci consente e ci predispone ad essere più connessi con gli habitat naturali che con quelli urbani e moderni. Gli esseri umani hanno un'attrazione biologica innata verso gli ambienti naturali visto che per il 99,99% della loro storia sulla Terra è stata di contatto diretto con la natura. Inoltre, psicologicamente e spiritualmente parlando, conosciamo intuitivamente gli effetti rilassanti, calmanti e positivamente emozionali di quando ci troviamo in un ambiente naturale, ammirando piante e fiori di tutte le forme e colori, sentendo i loro profumi. L'attrazione per il mondo naturale nella storia dell'evoluzione umana è sicuramente scritta anche nei nostri geni. Riconnettersi con la natura significa apprezzare, rispettare e accettare gli altri esseri viventi, per quello che sono, non importa se umani o meno. Tuttavia, connettersi con la natura va oltre il miglioramento del nostro spirito o del nostro benessere emotivo, influenza i nostri organi e cellule in modo positivo. Al contrario, la disconnessione cronica che molte persone hanno con la natura ne fa sottovalutare e perdere i benefici che non sono solo sul benessere e sull'umore, ma anche sulle capacità cognitive, per esempio di ricordare le cose, di potersi concentrare, pianificare, e persino sulle capacità relazionali.

Negli anni ottanta, il governo del Giappone, allarmato dagli alti livelli di stress nella popolazione e dall'aumento della mortalità di persone per superlavoro, decise di promuovere lo Shinrin-Yoku o "Forest Bath", una terapia che da allora ha riportato ampi benefici per la salute fisica e mentale del popolo giapponese. La terapia consiste generalmente nel camminare molto lentamente attraverso la foresta, fare pause per riposare, godersi l'esperienza con tutti i cinque sensi, chiudendo gli occhi per affinare il senso dell'udito e dell'olfatto e respirando profondamente. Studi scientifici hanno dimostrato che i partecipanti al Shinrin-Yoku che hanno trascorso almeno 3 giorni e 2 notti nella foresta hanno aumentato del 50% le cellule NK (un tipo di cellula immunitaria specializzata ad attaccare e uccidere virus e batteri e cellule cancerogene o infettate), insieme ad un aumento della presenza di proteine anti-cancro. L'effetto è stato mantenuto fino a 30 giorni dopo la terapia. Nel caso di persone che hanno trascorso nella foresta almeno un giorno, l'effetto può durare fino a una settimana.

Si è scoperto che questo sorprendente risultato è dovuto anche al fatto che quando una persona respira in una foresta, inala un cocktail di sostanze bioattive che provengono dalle foglie di alberi, da funghi, arbusti, muschi e persino felci. Queste sostanze note come terpeni appartengono alla categoria dei fitoncidi e interagiscono positivamente con il nostro sistema immunitario. L'aria della foresta è piena di fitoncidi che sono oli naturali che gli alberi secernono nell'aria per proteggersi da insetti, funghi e batteri. Ad esempio la fragranza agrumata del fitoncida D-limonene ha dimostrato essere più efficace degli antidepressivi per migliorare l'umore e garantire il benessere emotivo alle persone con disturbi mentali. D'altronde l'aromaterapia si basa su questo principio. Inoltre, i terpeni vegetali interagiscono anche con il nostro sistema endocrino, riducendo gli ormoni dello stress.

Per sfruttare al meglio i benefici di una passeggiata nel bosco o di un bagno di foresta, è importante sapere che la concentrazione di terpeni nell'aria è maggiore d'estate che d'inverno, che si concentrano dove c'è più densità di vegetazione, cioè più all'interno che sui bordi della foresta e che tendono ad aumentare dopo una pioggia. Infine gli alberi di latifoglie come querce, olmi, faggi, betulle, ben presenti nel nostro Appennino, sono i più ricchi emettitori di fitoncidi e terpeni. Ovviamente la foresta tropicale con i suoi alberi sempreverdi, le felci, i muschi e mille altri arbusti oltre che a produrre ossigeno vitale per tutto il pianeta, viene a costituire una vera clinica del benessere! 

 

di Dario Sonetti