Vino contraffatto a processo

L’associazione Codici è stata ammessa come parte civile al processo sul falso Tignanello Igt Antinori.

Un caso che risale agli anni scorsi, culminato nel febbraio 2019 con il sequestro, da parte dei Carabinieri del Nas nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Parma, di 11mila bottiglie contenenti vino rosso di provenienza diversa e di qualità inferiore rispetto a quanto indicato sull’etichetta.

“Saremo in aula – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – per tutelare le vittime di una truffa che ripropone il tema dell’etichettatura dei prodotti. È importante prestare la massima attenzione quando si fanno acquisti, perché purtroppo le insidie sono sempre più numerose. Nel caso in questione parliamo di un vino scadente spacciato per l’originale da un’organizzazione che aveva studiato nei minimi particolari tutto il raggiro. Grazie alla segnalazione di una tipografia in merito ad un refuso sull’etichetta, è partita un’inchiesta che ha portato gli inquirenti a smascherare la contraffazione, che rischiava tra l’altro di avere ripercussioni non indifferenti, visto che il prodotto era destinato anche al mercato estero”.

Nello specifico, la vicenda del falso Tignanello Igt Antinori nasce nel 2017, quando una tipografia di Pistoia riceve un ordine di riproduzione e stampa di 4.500 etichette. Bottiglie da 750 ml, relative alle annate 2009, 2010 e 2011. Nell’etichetta, però, c’è un refuso: invece di “altitudine” è scritto “altidudine”. Da lì le verifiche, fino ad arrivare al sequestro del 2019 ed oggi al processo, in cui, come detto, l’associazione Codici è pronta a fare la sua parte.