I bombi pungono le foglie delle piante per farle fiorire più velocemente

Un nuovo studio suggerisce che i bombi hanno trovato un modo astuto di forzare le piante a fiorire per avere polline a loro disposizione.

I bombi (Bombus terrestris) usano le mascelle e la proboscide per creare buchi nelle foglie delle piante, facendole fiorire settimane prima del previsto.

Ricerche precedenti hanno scoperto che l'induzione di stress nelle piante può accelerare la fioritura. Quindi, i ricercatori del Federal Institute of Technology di Zurigo, in Svizzera, hanno ipotizzato che se i bombi non stessero mangiando le foglie o non le usassero per i nidi, potrebbero persino causare più stress alle piante polline.

La ricerca

Per testare questa idea, il team ha posto delle gabbie su senape nera (Brassica nigra) e pomodori (Solanum lycopersicum) che non avrebbero dovuto fiorire e ha rilasciato le api affamate e prive di polline.

Per fare un confronto, gli scienziati hanno messo più piante di questi due tipi in una serra senza api e, in un altro gruppo di controllo, i ricercatori stessi hanno praticato buchi nelle foglie allo stesso modo di questi animali.

I risultati sono stati sorprendenti. Le piante di senape nera "masticate" dai bombi fiorivano, in media, 16 giorni prima delle altre, e le piante di pomodori fiorivano fino a 30 giorni prima.

Il team ha anche scoperto che i bombi privati del polline hanno causato danni significativamente maggiori alle piante rispetto alle api con cibo sufficiente, suggerendo che la fame aumenta la velocità con cui i bombi li danneggiano.

Nel caso delle piante in cui i ricercatori hanno praticato i buchi, hanno anche fiorito prima del normale, ma non così tanto: le piante di senape nera danneggiate sono fiorite otto giorni prima e il pomodoro solo cinque.

Gli scienziati non sanno ancora come spiegare la differenza, ma è possibile che i bombi rilasciano una sostanza chimica che innesca una risposta più forte nelle piante. In questo caso, saranno necessarie ulteriori ricerche per capirlo di sicuro.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science.

di Federica Vitale da Focus